La Curva di Laffer: quando lo Stato si suicida per ingordigia
Nel 1980 l’economista Arthur Laffer elaborò un modello matematico per dimostrare al candidato repubblicano alla presidenza USA, Ronald Reagan, che esiste un punto oltre il quale l’aumento delle tasse produce una perdita, non un aumento, per le entrate dello stato. Nasce così la famosa Curva di Laffer che evidenzia come, paradossalmente, con una tassazione del 100 % le entrate dello stato si ridurrebbero a zero perché nessuno avrebbe più ragione di lavorare o intraprendere. I soliti economisti marziani si sono dati da fare in questi anni per dimostrare, in punta di fioretto, che la rappresentazione non è scientificamente corretta perché non riesce ad individuare con precisione e uniformità il punto critico oltre il quale la curva del gettito statale comincia a diminuire. La lettura della curva è molto semplice: l’asse orizzontale rappresenta la percentuale di tassazione di un’attività o di un prodotto, quello verticale la quantità di entrate che produce e la curva, con andamento a campana, dimostra che con il crescere dell’aliquota le entrate crescono rapidamente ma, oltre una certa percentuale, la tassazione spinge una fetta di consumatori a rinunciare, anche parzialmente, al consumo generando una diminuzione delle entrate che annulla gli effetti dell’aumento.
Anche senza essere un economista, quale certamente non sono, intuivo da sempre almeno il buon senso soggiacente a questa rappresentazione teorica. La conferma definitiva mi è però giunta dal gestore della tabaccheria presso la quale mi reco ogni mese ad acquistare quello che io chiamo amichevolmente “il mio permesso di soggiorno”: l’abbonamento, alla modica cifra di 165 Euro al mese, per parcheggiare l’auto sulla pubblica via nei pressi dell’ufficio. Dopo gli ultimi aumenti di febbraio (20-30 %), mi diceva il gestore, “di abbonamenti come questo ne vendiamo meno della metà di prima”. Al netto della solita stupidaggine che il parcheggio a pagamento serve per scoraggiare l’uso di auto private e incentivare l’uso dei mezzi pubblici (che, peraltro, sono aumentanti anche loro a fronte di una diminuzione della frequenza) mi può anche stare bene che su di me il Comune decida di fare cassa con il parcheggio. Non posso però fare a meno di considerare che avendo aumentato il costo del 20 % e avendo perso il 50 % del mercato il Comune ha finito con il perderci non pochi soldi che alla fine si vedrà costretto a recuperare aumentando ulteriormente le aliquote comunali sulle altre tasse e il costo di altri servizi (per tutti). A questo deve aggiungersi il fatto che meno gente che parcheggia significa meno passaggio, meno vendite degli esercizi commerciali, e quindi meno tasse versate, meno IVA, etc.
Non bastasse la saggezza del tabaccaio una conferma ulteriore ci viene dal più blasonato Centro Studi Promotor riportato dal IlSole24Ore dello scorso 18 luglio. Con la benzina che sia avvia verso i 2 Euro al litro, grazie soprattutto all’infinita serie di accise e contributi fiscali, i consumi di carburante sono diminuiti del 5,7% nel primo semestre 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012 (anno non certo felice), causando una diminuzione delle entrate dello Stato di 662 milioni di Euro, un miliardo in prospettiva annuale. E’ bastato fare un giretto nella tanto disprezzata Spagna per notare che con il risparmio sul carburante ci usciva la cena per due, contribuendo così a far campare sia il benzinaio che il ristoratore. 662 milioni di accise in meno corrispondono a centinaia di milioni di chilometri non percorsi, meno auto cambiate, meno gomme sostituite, meno panini venduti in autogrill, meno monete nella ciotola della signora che pulisce i bagni, etc.
L’ultima frontiera della bulimia fiscale autodistruttiva di un governo che non riesce a smettere di divorare l’economia reale è rappresentato dal caso delle sigarette elettroniche. Lasciamo perdere le questioni etico-salutistiche. Che poi, a ben guardare, il tabacco danneggia la salute del fumatore, come ci dice la scritta, ma non danneggia affatto la salute delle casse dello Stato. Anzi il problema è che con il pacchetto medio a 5 Euro (il 75% in tasse e accise) il consumo è sceso e dal borsellino del Ministero mancano quest’anno altri 340 milioni di Euro che, visto che di tagli alla spesa non si parla, da qualche altra parte vanno pur trovati.
Torniamo alle E-Cigs. Al momento il fisco grava sul costo del prodotto per quasi l’80%, nonostante ciò il settore è stato in grande espansione per gli ultimi tre anni: siamo discreti esportatori di questi prodotti, si sono aperti migliaia di negozi nei quali lavorano migliaia di titolari o collaboratori. Se, come ci dicono gli operatori del settore, il fatturato 2012 è stato di 350 milioni euro e il fisco ne riceve l’80% significa che nel 2012 lo stato ha ricavato dalle E-Cigs 280 milioni Euro. Non sarà la soluzione di tutti i problemi ma è un settore che lavora, si paga e paga le tasse, verrebbe da dire che bisognerebbe lasciarlo continuare in pace; e invece no. Si parla da mesi di una ulteriore accise del 58% dal quale si conta di ricavare 35 milioni Euro per, udite! udite! è notizia di oggi, “evitare il taglio degli stanziamenti per le Guardie Carcerarie”. Il crollo del mercato di questi prodotti in seguito all’ulteriore inasprimento del trattamento fiscale e burocratico viene valutato nell’ordine del 70%, che vuol dire per lo Stato una perdita netta di 175 milioni di Euro per incassarne 35. Bell’affare, non c’è che dire. Danni collaterali previsti? altri 3000 esercizi commerciali chiusi e altri 5000 disoccupati da salvaguardare con i soliti, doverosi, ammortizzatori sociali.
Ci si dice in questi giorni che la ripresa è alle porte. Letta Jr ci assicura, addirittura, che è già in corso e che i soliti cattivi stanno tramando per impedirci di agganciarla pienamente: io vedo solo una classe dirigente maniacalmente vorace pronta a fare un sol boccone di ogni singolo quattrino possa profilarsi all’orizzonte, dando in cambio sempre meno al paese reale.
Se questa è la strada per la ripresa ……